venerdì 15 ottobre 2010

ricetta il Castagnaccio


 
Nel medioevo le castagne furono considerate, come le fave e i ceci, cibo per i morti.
In varie zone d’Italia finirono così per essere d’obbligo nei giorni delle celebrazioni dei defunti: in Val d’Aosta per esempio il 1 novembre venivano offerte nelle osterie mentre in famiglia si servivano con grappa e zucchero, in Liguria le mangiavano invece lessate,  in Romagna  invece venivano consumate nel giorno di San Martino. 
Un’usanza antica, come testimonia un’incisione pubblicata nel XVI sec. nel repertorio degli ambulanti che invitava i clienti a comprar caldarroste: 

“Maron francesi, delicati e buoni, mangiarli dopo il pranzo sono buoni.”

“O là chi di voi che sia affamato, eccovi i castagnacci a buon mercato.”

“Chi vuol mangiare dopo pasto marroni mangi dè miei, che sono tutti buoni.”



 


Ricetta

Il Castagnaccio

Ingredienti:
150 g di farina di castagne
 6 cucchiai di olio d’oliva
1 presa di sale
 210-250 ml di acqua
50 g di pinoli
50 g di uvetta
una manciata di aghi di un rametto fresco di rosmarino.
L’aggiunta di zucchero è facoltativa, io non lo consiglio ma naturalmente ognuno può farlo a proprio gusto.
Procedimento:
Alla farina di castagne ben setacciata aggiungere il sale, 2 cucchiai di olio, 210-250 ml di acqua fredda poco alla volta, mescolando fino ad ottenere una pasta morbida. Unire l’uvetta ammollata con del vino dolce ( tipo vin santo o marsala) o con la grappa, e poi asciugata.
Ungere con 2 cucchiai di olio una teglia ampia, distendere l’impasto dell’altezza di un centimetro o poco più. Coprire con i pinoli e gli aghi di rosmarino lavato e asciugato, versarvi sopra i rimanenti 2 cucchiai di olio.
Cuocere in forno a 180-200 gradi per 25 minuti, controllando che si formi una crosta screpolata e croccante.

Varianti: sono moltissime e di tutti gusti come aggiungere prugne secche,fichi secchi, cioccolato amaro, uova, semi di finocchio, noci, mandorle, scorza di arancio o limone grattugiata, con l’aggiunta del lievito per dolci per farlo alto 3 dita…..insomma sono tante le varianti ma la ricetta originale è quella più gustosa.

Origini del Castagnaccio
L’uso della parola “castagnaccio” risale al 1449, ma le origini sono assai più remote. Dolce molto semplice, povero e nutriente, fatto all’inizio soltanto di farina e acqua. Chiamato “migliaccio” e “ghirighio” in Toscana, “piattona”, “gnaccia”, si è diffuso un po’ dappertutto definendolo in varie regioni come  “dolce tipico”.
Secondo quanto si legge nel "Commentario delle più notabili et mostruose cose d'Italia ed altri luoghi", di Ortensio Lando (Venetia, 1553), l'origine del castagnaccio è lucchese e il suo inventore pare sia stato un tale "Pilade da Lucca", che fu "il primo che facesse castagnazzi e di questo ne riportò loda".
Inoltre, la superstizione attribuiva al rosmarino un significato amoroso. Si credeva che se un giovane avesse mangiato “la gnaccia” col rosmarino offertagli da una ragazza, se ne sarebbe innamorato e l’avrebbe chiesta in sposa...

Mi ricordo che quand’ero piccola lo vendevano nelle pizzerie, a Roma. Ed è stato mio padre, che è di origine venete, a farmi amare il castagnaccio, che inizialmente non riuscivo a capire se fosse un dolce o un pezzo di pizza. Grosse teglie fumanti uscivano dal forno, e assicuro che d’inverno quei tranci di “gnaccia” scaldavano le manine gelate dei bimbi. 













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