martedì 26 ottobre 2010

La zucca in cucina medioevale




Nel Medioevo, sino all’epoca Tarda si facevano due pasti al giorno: il pranzo a mezza giornata e la cena la sera.  La colazione mattutina era proibita per motivi religiosi anche se venivano fatte eccezioni per bambini, vecchi e malati.                                                                                     
Frequenti erano i piccoli pasti ( le merende ) tra pranzo e cena ed erano usati tra più poveri, soprattutto tra le persone che faticavano molto.
Per quanto riguarda i dolcificanti all’epoca lo zucchero non era ancora conosciuto perciò si utilizzava il miele.
Per i condimenti l’olio d’oliva é ovvio che veniva usato ma era costosissimo per cui si utilizzavano quello ottenuto da papavero, noce e nocciola. Anche il burro e il lardo erano molto usati.





Torta di mele con la zucca

È  un dolce morbido,  l’ideale è cuocerlo in una teglia rettangolare e quando il dolce si è freddato spolverizzarlo con lo zucchero a velo e tagliarlo a quadratini.
Occorrono:  5 mele, 1 fetta di zucca, qualche biscotto ( gli amaretti sarebbero ideali), 1 uovo, 1 cucchiaio di farina, 4 di miele ( oppure 5 cucchiai di zucchero), 1 cucchiaio di mandorle affettate.
Procedimento:Tagliate a pezzi le mele dopo averle pelate e fatele cuocere con pochissima acqua sino a che siano cotte e senza liquido. Nel frattempo cuocete la fetta di zucca in forno per 30 minuti, deve risultare morbida. A cottura ultimata schiacciate la zucca in un colino per far uscire tutta l’acqua e frullatela assieme  alle mele. Rimettete la purea  in pentola e fatela asciugare ancora qualche minuto sul fuoco. Aggiungete lo zucchero,  i biscotti sbriciolati, l’uovo,  la farina e le mandorle.  Mescolate, versate l’impasto nella teglia e livellate. Infornate a 180° per 40 – 45 minuti.
Variante: potete aggiungere 3 cucchiai di cacao in polvere per renderla più gustosa



Zucca saltata con il rosmarino

Occorrono: zucca quantità desiderata,  1 spicchio d’aglio, 1 rametto di rosmarino fresco, 1 bicchiere di vino bianco, 2 foglie di alloro, sale e pepe
Prendete la polpa di zucca e tagliatela a dadini.  Ponete in una padella l’olio, e fateci imbiondire l’aglio, che a doratura avvenuta toglierete, aggiungete la zucca il rosmarino spezzettato, le foglie di alloro e fateli saltare in padella fino a che la zucca risulti bella rosolata.
Prendete il
vino bianco e cospargetelo sulla zucca, lasciate che evapori, poi aggiustate di sale e pepe. Servite subito.


venerdì 22 ottobre 2010

Artisti e la Melagrana


 
I pittori, scultori e decoratori del XV e XVI secolo, dipingevano e  scolpivano spesso una melagrana nella mano della Madonna o di Gesù bambino.                                                                                               Piero della Francesca ha raffigurato un tessuto con il frutto della melagrana, Jacopo della Quercia ha scolpito una Madonna con il frutto in mano, Botticelli ha inserito questo simbolo in due opere “La Madonna del melograno” ,  e “Madonna Magnificat” (Madonna con il Bambino e cinque angeli).  La proposta degli Artisti che annunciano una nascita è del tutto evidente. Così il melograno maturo ed aperto che Maria ed il figlio Gesù prendono tra le mani potrebbe simboleggiare la produttività, la generazione universale, l'immortalità.
Ed è evidente anche l'associazione delle rappresentazioni della Vergine Maria, del figlio Gesù, del simbolo di produttività, e di Afrodite, dea della generazione e della vita universale.                                                           È chiaro che la volontà degli artisti del Quattrocento è di suggerirci un'idea incontrovertibilmente eretica ("Eresia" deriva dal greco αἵρεσις, haìresis derivato a sua volta dal verbo αἱρέω    hairèō, "afferrare", "prendere" ma anche "scegliere" o "eleggere").                                                                                                Colpiti da una spiritualità per certi versi maggiore persino di quella antica e tardo-antica perché, si presenta arricchita dagli archetipi non solo cristiani, ma anche ebraici e soprattutto musulmani.                                    Questo dovrebbe farci riflettere sulla sostanziale identità tradizionale della ricerca simbolica ed esoterica come la ricerca del Vello d’Oro e del Santo Graal.                                                                                               Una sacralità di ampio raggio, la cui matrice misteriosofica cristiana, opposta ma uguale a quella bizantina, si sposava mirabilmente con una religiosità popolare amante delle gerarchie e dell'ordine naturale delle cose.


 
Nel museo di Paestum è ancora conservata, invece, una statua arcaica, forse del VII secolo a.C. raffigurante la Dea Era con un bimbo in braccio nell'atteggiamento di “colei che nutre” e anch'essa regge questo frutto nella mano destra. Nello stesso museo un'altra statua (nella foto) arcaica di terracotta rappresenta un'altra dea non bene identificata ( forse Hera) seduta su un trono e con lo stesso frutto. 



                                    
                                                              
Nella "Chiesa della Madonna del Granato", a Capaccio, si venera una statua della vergine col melograno. L'evidente somiglianza iconografica tra questa statua e le statuette di Hera ritrovate nei santuari di Paestum, non lasciano dubbi sulla continuità tra culto greco e cristiano.
Nelle due iconografie possiamo rilevare che la Madonna e Hera sono entrambe raffigurate in trono con un melograno in mano, simbolo di fertilità . Anche la verginità lega la Madonna cristiana ad Hera.
La tradizione greca infatti, vuole che la dea, possa riacquistare la sua purezza ogni volta che si bagna nelle acque della sorgente.
Hera, regina dell'Olimpo, sposa di Zeus, rappresentava la donna-moglie e puniva le infedeltà coniugali.Era la dea della prosperità, la patrona dei parti, la divinità della luce, la dispensatrice di grazie.
I riti pagani col tempo sono stati assimilati alle credenze cristiano-cattoliche.



 
                                                            
Jacopo della Quercia
Madonna della melagrana
Ferrara, Museo della Cattedrale
Splendido esempio di Gotico Internazionale, questa scultura è di Jacopo della Quercia, uno degli artisti di maggiore rilievo nella Siena del primo Quattrocento.  Faceva parte di una composizione più ampia, posta in una cappella privata del Duomo di Ferrara. Notate la fluidità delle vesti della Madonna e la naturalezza del suo corpo.



   
Sandro Botticelli
                                                          Madonna del melograno 1478
                                                                    tempera su legno
                                                          Galleria degli Uffizi, Firenze


                 
                                                                     Sandro Botticelli                                             

La Madonna del Magnificat (Madonna con il Bambino e cinque angeli) è un dipinto a tempera su tavola, databile al 1481 e conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze. (diametro 118 cm) 

Il Melograno





Il Melograno  

Ne  il Cantico dei Cantici, sublime Inno all’amore che celebra umanità passione ed eros, Salomone descrive la sposa amata e la fecondità della Terra Promessa attraverso la metafora della melagrana:

Cantico dei cantici  -  Capitolo 4: Lo sposo
(13)I tuoi germogli sono un giardino di melagrane,
con i frutti più squisiti,

alberi di cipro con nardo,(…)

Cantico dei Cantici - Capitolo 7:  La sposa
(13)Di buon mattino andremo alle vigne;
vedremo se mette gemme la vite,

se sbocciano i fiori,
se fioriscono i melograni:(…)

Cantico dei Cantici - Capitolo 8:
Ti farei bere vino aromatico,
del succo del mio melograno.

(3)La sua sinistra è sotto il mio capo
e la sua destra mi abbraccia...


Il melograno e' un albero leggendario di antica tradizione, probabilmente diffuso dai Fenici, sinonimo da millenni della fertilita' per tutte le culture che si sono lasciate sedurre dai suoi frutti, ricchi di semi polposi di colore rosso acceso dal gusto delicato e gradevole, espressione dell'esuberanza della vita. Questo albero era immaginato come ricettacolo di ninfee, le Ree.   

Nell'arte copta si incontra l'albero del melograno come simbolo di resurrezione. Era rappresentato sui capitelli che erano sul fronte del Tempio di Salomone in Gerusalemme. Si trova nella simbologia ebraica, simbolo di onestà e correttezza, dato che il suo frutto conterrebbe 613 semi, che come altrettante perle sono le 613 prescrizioni scritte nella Torah, (365 divieti e 248 obblighi) osservando le quali si ha certezza di tenere un comportamento saggio ed equo. In realtà i semi della melagrana sono in numero variabile,  circa 600
 Le sue radici affondano anche nell'antica Grecia dove questa pianta era sacra a Era o Giunone (sorella e prima moglie di Giove) ed a Afrodite (dea dell'amore) . Si pensava che il succo del melograno rappresentasse il sangue del dio Dioniso, e sembra che la dea dell’amore,  Afrodite, lo avesse piantato sulla terra in suo onore .   È del resto con il melograno che Afrodite preparava i filtri d'amore.                                                               
Nell’antica Roma Giunone la teneva in mano e le spose usavano intrecciare tra i capelli i rami dell’albero, i Babilonesi masticavano i semi prima della battaglia, ritenendo che li avrebbe resi invincibili,e gli antichi Egizi tenevano in grande considerazione le sue proprietà terapeutiche e vermifughe e si facevano seppellire sotto montagne delle loro bacche.                                                                                                                        In epoca cristiana, la simbologia venne spiritualizzata e arricchita di rimandi alla ricchezza della benedizione divina e all’amore celeste e il suo succo divenne simbolo del sangue dei martiri.   
   
Nella tradizione asiatica il frutto aperto rappresenta abbondanza e buon augurio, in Cina, la consuetudine vuole che si offra un melograno ai nuovi coniugi come promessa per una numerosa discendenza, in Vietnam la melagrana si apre in due e lascia venire cento bambini, le spose turche la lanciano a terra perché si dice che avranno tanti figli quanti sono i chicchi usciti dal frutto spaccato,  in India si crede che il succo di questo frutto combatta la sterilità, mentre in Dalmazia, la tradizione vuole che lo sposo trasferisca nel suo giardino una pianta di melograno presa dal giardino del suocero.                                                                                                                                                       Nell’araldica, la melagrana adorna lo stemma di Granada. Inoltre si ritiene che il romano, contrappeso della stadera, trae la propria forma e il proprio nome dal melograno. In portoghese, roman  significa melograno e, infatti, un altro attribuito alla pianta è quello di giustizia ed equilibrio.


sabato 16 ottobre 2010

Proprietà della melagrana




Proprietà della melograna

Ippocrate raccomanda il succo del Melograno contro la febbre e come tonico contro le malattie.

antiossidante   
benefici sull’apparato  cardiovascolare come prevenzione su patologie coronariche
antitumorale ( il suo succo sarebbe tossico nei confronti alle cellule tumorali specie in quelle del seno)
possiede la sostanza che provoca la morte delle cellule anomale  l’acido ellagico
combatte i disturbi della menopausa della depressione e della fragilità ossea
inibisce lo sviluppo di cancro ai polmoni     
                                                                                      
rallenta il cancro alla prostata     
                                                                                                       
previene l'artrosi
protegge e combatte l’indurimento delle arterie e malattie connesse come ictus e infarti
abbassa i livelli di colesterolo
previene la malattia di Alzheimer
riduce i problemi di disfunzione erettile
consigliato il consumo a tutte le donne che vogliono preparare una gravidanza:  il succo di melograno apporta fino al 100% della RDA di acido folico, il cui ruolo è fondamentale per prevenire patologie gravi nel bambino (disturbo del tubo neurale e la spina bifida).

Quanto succo di melograno consumare al giorno? 
La dose consigliata è di  ½ bicchiere al giorno; capace di fornire circa il 50% della dose giornaliera raccomandata (RDA) per un adulto, di vitamine A, C ed E e il 13% RDA di potassio.
 
Ma non esagerare!!!  un bicchiere di succo di melograno contiene tanto zucchero quanto ne contiene una bibita analcolica,  e quasi quanto due porzioni di cereali per la colazione.